Breve premessa
Comincia a farsi (faticosamente) strada la consapevolezza che siamo sull’orlo di un precipizio. E cioè che gli esseri umani rischiano di essere i soli organismi viventi che stanno distruggendo le condizioni di sopravvivenza della propria specie sul pianeta Terra.
Con la formazione economico-sociale capitalistica la contraddizione fra uomo e natura è degenerata, nel
tempo presente, nella forma di una vera e propria inconciliabilità.
Il delirio antropocentrico si è risolto nell’idea che l’uomo non è un “ente
naturale”, ma si colloca al di sopra della natura e delle sue leggi.
L’uomo “crea” la natura e si rende artefice, demiurgo, di una
manipolazione che rompe l’equilibrio dentro il quale ha potuto evolversi la
specie umana, sino a mettere in forse l’esistenza delle generazioni future.
L’intrinseca follia della teoria e della pratica sviluppista, connaturata al modo di
produzione capitalistico, consiste nell’idea malsana che la produzione di
merci, il consumo in crescita esponenziale di materia e di territorio possano
procedere linearmente, lungo un continuum
senza fine.
Alla base vi è la convinzione che sia possibile continuare ad estrarre dal globo
terraqueo più risorse di quante la terra e il mare possano reintegrare. Regna
cioè l’assoluta ignoranza del fatto, elementare, del carattere finito del
pianeta.
Argomenti da approfondire:
· La critica del mito del Pil
· la messa a mercato di tutto ciò che può assumere i
caratteri della merce lungo un processo di privatizzazione integrale
· il concetto di “bene comune inalienabile”
· l’insostenibilità del capitalismo: la legge della
“tendenziale caduta del saggio di profitto” (Karl Marx)
· fenomenologia del riscaldamento globale (estrazione
dei combustibili fossili, scioglimento di ghiacciai e calotte polari, desertificazione,
inquinamento di aria, suolo, acqua, deforestazioni per allevamenti intensivi,
pesca indiscriminata, riduzione della biodiversità, intossicazione dei mari)
· Verso l’abisso: l’accordo di Partenariato
Transatlantico (TTIP) e l’accordo di libero scambio fra Europa e Canada (CETA)
· il documento di 14 pagine del 28 maggio del 2013 della
grande banca mondiale intestata al suo fondatore, John Pierpont Morgan
Per un nuovo modello di sviluppo
· il concetto di “decrescita felice” di Serge Latouche
· cosa produrre e per chi
· demilitarizzare: svuotare gli arsenali
· definanziarizzare l’economia
· coordinamento e indirizzo della mano pubblica VS
onnipotenza dell’iniziativa privata
· nazionalizzare gli asset fondamentali del paese
· cancellazione dei trattati europei
Un grande piano per il lavoro ispirato ad una
riconversione ecologica dell’economia
E' sempre più evidente lo stretto legame fra inquinamento
e salute.
Studi ampiamente consolidati mettono sempre più in
evidenza come il degrado ambientale interagisca con la compromissione della
salute. L'inquinamento di aria, acqua e suolo indeboliscono il nostro sistema
immunitario, aumentano il rischio di gravi forme tumorali, aumentano allergie e
patologie legate all'apparato cardio-respiratorio. Anche le recenti ricerche sulle
cause di diffusione del coronavirus in aree geografiche più soggette
all'inquinamento atmosferico non fanno che confermare la necessità di azioni
sempre più forti e stringenti a tutela dell'ambiente con altrettanto importanti
scelte necessarie alla salvaguardia della salute.
Proposte
Servono 2000 mld di
investimenti pubblici per:
· messa a norma di tutti gli edifici pubblici nelle aree
a rischio sismico
· ripristino e bonifica dell’assetto idro-geologico in
tutto il paese
· radicale intervento di trasformazione e manutenzione
dell’infrastrutturazione primaria del paese (acquedotti, acqua potabile,
fognature, energia elettrica, rete ferroviaria)
· stop alle trivellazioni in mare e piano di sviluppo
delle fonti di energia rinnovabili
· drastica riduzione degli imballaggi (in particolare di
quelli di plastica), diffusione a tappeto della raccolta differenziata
porta-a-porta, riciclaggio dei rifiuti intesi come “materie seconde”
· riorganizzazione dell’intero sistema dei trasporti
pubblici
A Brescia
·
Il caso Caffaro
come espressione di un più generale paradigma industrialista, refrattario ad
ogni tutela dell’ambiente, che ha segnato per una fase storica lo sviluppo del
territorio bresciano. E’ necessaria un’ampia caratterizzazione dell’intera area
provinciale e un progetto di bonifica di ampio respiro. Nell’immediato le
proposte più realistiche sono: a) bonifica delle
aree più limitate (aree Vallosa, Pianera, Pianerino)dove risultano sversati
quantitativi di peci al PCB; b) piantumazione intensiva delle aree urbane ed
extraurbane dove risultano ancora forti concentrazioni di inquinanti con
impiego di disoccupati e precari a carico dei fondi disponibili; c) Utilizzo
degli immobili per un progetto di centro studi universitario sui rischi
industriali e relativi disastri, raccogliendo fondi da Fondazioni bancarie e
private e possibilmente dall'Europa.
·
Rifiuti speciali.
La questione dello stoccaggio dei rifiuti speciali è oggi nelle mani di mafie e
speculatori. La questione si deve affrontare impostando
di concerto con le industrie le filiere di un'economia circolare. Oggi è già
possibile giuridicamente autorizzare il trattamento dei rifiuti con il
principio del " caso per caso". La verifica delle singole situazioni
deve essere però assai rigorosa e bisognerà impostare un protocollo specifico
con la Provincia.
· L’inquinamento dell’aria è il risultato di un mix di
fattori, fra i quali il traffico privato
ha rilevanza primaria. Occorre un censimento delle immissioni dei camini in provincia e
una robusta riduzione del traffico. Occorre realizzare la metanizzazione di
tutte le caldaie pubbliche (centrale di Lamarmora in primo luogo) e
private. Occorre incentivare la diffusione delle caldaie a condensazione e
l'isolamento termico degli edifici. Va affrontata con decisione la questione
dell’inceneritore la cui terza linea deve
essere chiusa quanto prima.
· La battaglia tuttora aperta per la gestione pubblica dell’acqua.
Proponiamo la formazione di
un'Azienda speciale pubblica a livello provinciale eventualmente separata per
zone, rimuovendo il servizio di A2A.
· La parabola di A2A, l’ex-municipalizzata, da asset
territoriale pubblico a player finanziario privato, impone una riflessione
critica di fondo sulla progressiva liquidazione di ogni forma di intervento
pubblico nell’economia, affidato i via esclusiva a logiche di mercato.
· La raccolta differenziata dei rifiuti " porta a
porta" deve essere accompagnata da una tariffazione puntuale. Bisogna
ripristinare la bacinizzazione quantomeno a livello di Lombardia orientale (BS-CR-MN,)
oppure provinciale.
· Aree verdi. Bisogna realizzare finalmente la cintura verde
intorno all'area urbana di Brescia. Bisogna regionalizzare il Parco delle Cave
e ripristinare il collegamento col Parco delle Colline, pensando anche ad un
collegamento con il parco del Monte Netto.
Allego la parte conclusiva di un interessante articolo
di Guido Viale segnalato da Claudio Taccioli
(Occorre
costruire, ndr) innanzitutto in campo
energetico, dei team pluridisciplinari – ingegneri, architetti, economisti,
sociologhi – finanziati dai Comuni, singolarmente o in consorzio, reclutandone
il personale tra neolaureati e neodiplomati da formare sotto la guida di
esperti del ramo, per svolgere – senza oneri sia per i chi ne fa richiesta che
per chi non la fa – check-up, progettazione di massima degli interventi,
valutazione della loro convenienza economica, individuazione delle fonti di
finanziamento e direzione dei lavori, da affidare poi a ditte convenzionate. Interventi
analoghi possono essere messi in campo per rivoluzionare il sistema dei
trasporti (condivisione dei mezzi e ridisegno di linee, cadenze, orari e mezzi
del trasporto pubblico) e per costruire filiere di prossimità in campo
agroalimentare. Un’iniziativa che può creare migliaia di posti di lavoro
qualificati per giovani e innescare una autentica svolta nei principali ambiti
interessati dalla conversione ecologica. Certo, con processi random, senza
aspettare “il piano” del Green New Deal del governo, ma adoperandosi
concretamente perché se ne faccia uno.