lunedì 26 novembre 2018

Quando la pezza è più grossa del buco


"Mi hanno sempre detto... tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta... la figura è bella e qualche volta piango... ma guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo".
(Alcide Cervi)

La Loggia “non aveva gli strumenti” per impedire la manifestazione fascista di Forza Nuova di sabato scorso. E’ questa, in sintesi, la risposta che il presidente del Consiglio comunale di Brescia ha ritenuto di dare alla lettera nella quale denunciavo la latitanza dell’amministrazione cittadina, della Giunta e del Consiglio tutto di fronte all’impressionante recrudescenza fascista a cui assistiamo da tempo, in un crescendo di toni ed episodi che sarebbe prova di cecità non vedere o, peggio, sottovalutare. Mi riferisco alle aggressioni, alle intimidazioni di ronde paramilitari che sempre più frequentemente frequentano le strade di città e provincia, alle manifestazioni pubbliche sempre più ricorrenti con il corredo di tutta la tradizionale iconografia fascista e nazista, all’apologia del ventennio nero che dilaga su internet e su pubblicazioni per nulla dissimulate, agli eventi pseudo-culturali che spacciano per neutrali ricostruzioni della storia patria surrettizie esaltazioni dell’era fascista, fino alla presentazione di liste elettorali in cui la denominazione “Fascismo e libertà, partito nazional-socialista” contorna riquadri al cui centro campeggia un fascio littorio.
Spero converrà, la maggioranza politica che amministra il comune di Brescia, che tutto ciò non è derubricabile a folclore, o a libero confronto fra le idee (come sabato scorso mi ha candidamente rivelato un funzionario di polizia).
E allora, tornando al dunque, può darsi che il Comune di Brescia non potesse impedire lo svolgimento del presidio di Forza Nuova. Vediamo invece cosa poteva (e doveva fortissimamente) fare, ma non ha fatto.
Poteva innanzitutto prendere posizione, dire che quell’atto insultante viola la Costituzione antifascista e antirazzista, insieme ad un altro paio di leggi dello Stato; poteva compiere un passo verso il Prefetto, che giura fedeltà alla Costituzione, e al Questore, affinché proibissero – come è nelle loro certe prerogative – la scorribanda nera; poteva aderire e partecipare, come tale, magari con il sindaco in fascia tricolore, alla manifestazione antifascista che la questura aveva paradossalmente deciso di vietare. Se il Comune avesse fatto ciò che poteva e doveva fare, forse le cose sarebbero andate in altro modo e il messaggio inviato a tutta la città sarebbe stato inequivoco, per il presente e per il futuro.
Il presidente del Consiglio comunale ha poi rivendicato la sua personale presenza alla manifestazione di sabato a dimostrazione della solidità della propria fede antifascista. Bene che vi sia stata, ovviamente, ma credo di non dovere spiegare quale enorme differenza vi sia fra una testimonianza privata e un atto politico pubblico.
So che i miasmi e le tossine di cui è impregnata la politica nazionale alimentano le peggiori pulsioni e che si diffonde una percezione di impunità e di protezione fra gli autori delle gesta di cui stiamo parlando. Col risultato che ogni volta viene loro la tentazione di alzare il tiro, di aumentare la posta. Fino a dove lo sappiamo, per averlo già visto.
Ma proprio per questo non si può transigere oltre. Questo episodio, ultimo fra i tanti, deve servire a correggere la rotta. Altrimenti l’ignavia pusillanime diventa parente della complicità.

Dino Greco

domenica 18 novembre 2018

All'armi son fascisti

“La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.”
Karl Popper


Ieri, nel cuore di Brescia, all’inizio di via San Faustino, un manipolo di fascisti di Forza Nuova, blindato (o piuttosto protetto) da Polizia di Stato e Carabinieri, ha potuto inscenare un’indegna gazzarra razzista.

La suprema legge dello Stato, la Costituzione repubblicana, vieta, “sotto qualsiasi forma”, la riorganizzazione del partito fascista; la legge Scelba del 1952, sanziona “chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti e metodi del fascismo”; la legge Mancino del 1993 punisce con il carcere chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Tanto dovrebbe ampiamente bastare per impedire a questa gentaglia di scorrazzare impunita in ogni dove.
La Costituzione esclude totalmente la tollerabilità, da parte dell’ordinamento italiano, di comportamenti simili.

La XVIII delle sue disposizioni transitorie e finali dice con cristallina chiarezza che “la Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato”.

Ma ieri, a contrastare l’odio fascista e razzista c’erano in campo soltanto i cittadini, le famiglie del Carmine con i loro bambini, i partiti della sinistra radicale, le associazioni antirazziste, i centri sociali, malgrado il paradossale divieto imposto dalla Questura.
A centinaia sono accorsi, pacificamente, offrendo una lezione di pulizia morale, di civiltà, di cultura dell’inclusione, di consapevolezza democratica, di antifascismo militante. Al contrario degli organi dello Stato che avevano il dovere di impedire, invece che autorizzare, il raduno Forza Nuova, spacciando quella infame esibizione come l’esercizio del libero confronto delle idee.

E il Comune della nostra città? Non pervenuto! Avrebbe dovuto e potuto pronunciare una parola forte, interpretando i sentimenti profondi di Brescia medaglia d’argento della Resistenza, sfregiata dalla ferita non rimarginata della strage nera. Avrebbe potuto alzare la voce per dire che nelle nostre strade non c’è posto alcuno per i fascisti.
Avrebbe potuto fare vivere la propria delibera con la quale dichiara solennemente di subordinare la concessione di suolo pubblico alla dichiarazione di “riconoscersi nei principi e nelle norme della Costituzione italiana e di ripudiare il fascismo e il nazismo”. Invece Giunta e Consiglio si sono ipocritamente e pilatescamente defilati.
Se anche questo è un inquietante segnale dei tempi occorrerà rapidamente prendere le misure, perché altri e più gravi fatti potrebbero avere libero corso.

Dino Greco