“La tolleranza illimitata
porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza
anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una
società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti
saranno distrutti e la tolleranza con essi.”
Karl Popper
Ieri, nel cuore di Brescia, all’inizio di via San Faustino, un manipolo di fascisti di Forza Nuova, blindato (o piuttosto protetto) da Polizia di Stato e Carabinieri, ha potuto inscenare un’indegna gazzarra razzista.
La suprema legge dello Stato,
la Costituzione repubblicana, vieta, “sotto qualsiasi forma”, la
riorganizzazione del partito fascista; la legge Scelba del 1952, sanziona
“chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti e metodi del
fascismo”; la
legge Mancino del 1993 punisce con il carcere chi propaganda idee fondate sulla
superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o
commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o
religiosi.
Tanto
dovrebbe ampiamente bastare per impedire a questa gentaglia di scorrazzare impunita
in ogni dove.
La
Costituzione esclude totalmente la tollerabilità, da parte dell’ordinamento italiano,
di comportamenti simili.
La XVIII delle sue disposizioni
transitorie e finali dice con cristallina chiarezza che “la Costituzione dovrà
essere fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i
cittadini e dagli organi dello Stato”.
Ma
ieri, a contrastare l’odio fascista e razzista c’erano in campo soltanto i
cittadini, le famiglie del Carmine con i loro bambini, i partiti della sinistra
radicale, le associazioni antirazziste, i centri sociali, malgrado il
paradossale divieto imposto dalla Questura.
A
centinaia sono accorsi, pacificamente, offrendo una lezione di pulizia morale,
di civiltà, di cultura dell’inclusione, di consapevolezza democratica, di
antifascismo militante. Al contrario degli organi dello Stato che avevano il
dovere di impedire, invece che autorizzare, il raduno Forza Nuova, spacciando
quella infame esibizione come l’esercizio del libero confronto delle idee.
E
il Comune della nostra città? Non pervenuto! Avrebbe dovuto e potuto
pronunciare una parola forte, interpretando i sentimenti profondi di Brescia medaglia
d’argento della Resistenza, sfregiata dalla ferita non rimarginata della strage
nera. Avrebbe potuto alzare la voce per dire che nelle nostre strade non c’è
posto alcuno per i fascisti.
Avrebbe
potuto fare vivere la propria delibera con la quale dichiara solennemente di subordinare
la concessione di suolo pubblico alla dichiarazione di “riconoscersi nei
principi e nelle norme della Costituzione italiana e di ripudiare il fascismo e
il nazismo”. Invece Giunta e Consiglio si sono ipocritamente e pilatescamente
defilati.
Se
anche questo è un inquietante segnale dei tempi occorrerà rapidamente prendere
le misure, perché altri e più gravi fatti potrebbero avere libero corso.
Dino
Greco
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