domenica 18 novembre 2018

All'armi son fascisti

“La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.”
Karl Popper


Ieri, nel cuore di Brescia, all’inizio di via San Faustino, un manipolo di fascisti di Forza Nuova, blindato (o piuttosto protetto) da Polizia di Stato e Carabinieri, ha potuto inscenare un’indegna gazzarra razzista.

La suprema legge dello Stato, la Costituzione repubblicana, vieta, “sotto qualsiasi forma”, la riorganizzazione del partito fascista; la legge Scelba del 1952, sanziona “chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti e metodi del fascismo”; la legge Mancino del 1993 punisce con il carcere chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Tanto dovrebbe ampiamente bastare per impedire a questa gentaglia di scorrazzare impunita in ogni dove.
La Costituzione esclude totalmente la tollerabilità, da parte dell’ordinamento italiano, di comportamenti simili.

La XVIII delle sue disposizioni transitorie e finali dice con cristallina chiarezza che “la Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato”.

Ma ieri, a contrastare l’odio fascista e razzista c’erano in campo soltanto i cittadini, le famiglie del Carmine con i loro bambini, i partiti della sinistra radicale, le associazioni antirazziste, i centri sociali, malgrado il paradossale divieto imposto dalla Questura.
A centinaia sono accorsi, pacificamente, offrendo una lezione di pulizia morale, di civiltà, di cultura dell’inclusione, di consapevolezza democratica, di antifascismo militante. Al contrario degli organi dello Stato che avevano il dovere di impedire, invece che autorizzare, il raduno Forza Nuova, spacciando quella infame esibizione come l’esercizio del libero confronto delle idee.

E il Comune della nostra città? Non pervenuto! Avrebbe dovuto e potuto pronunciare una parola forte, interpretando i sentimenti profondi di Brescia medaglia d’argento della Resistenza, sfregiata dalla ferita non rimarginata della strage nera. Avrebbe potuto alzare la voce per dire che nelle nostre strade non c’è posto alcuno per i fascisti.
Avrebbe potuto fare vivere la propria delibera con la quale dichiara solennemente di subordinare la concessione di suolo pubblico alla dichiarazione di “riconoscersi nei principi e nelle norme della Costituzione italiana e di ripudiare il fascismo e il nazismo”. Invece Giunta e Consiglio si sono ipocritamente e pilatescamente defilati.
Se anche questo è un inquietante segnale dei tempi occorrerà rapidamente prendere le misure, perché altri e più gravi fatti potrebbero avere libero corso.

Dino Greco

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