Ricordate Il grande Totò che
mette in scena la parodia dell’imbonitore che promette mirabilie per piazzare
la sua merce scadente?: “Venghino signori, venghino, io non son qui per
vendere, son qui per regalare”.
Ebbene, la farsa, che ora
rischia ti tramutarsi in tragedia si ripete sotto i nostri occhi, a spese nostre
e della democrazia repubblicana.
Dopo avere spaccato il paese
in due, dopo avere accarezzato l’idea malsana di concentrare tutto il potere
nelle proprie mani, il guappo di Rignano è preso dalla paura blu di non
farcela. E allora, visto che gli italiani non sembrano disposti a bere la
minestra avvelenata, gioca sporco, più sporco del solito, mischiando promesse e
minacce, mance e profezie di sventura se non dovessimo dargli retta, se non
dovessimo gradire il “Sì” che egli pretende di estorcerci il 4 dicembre.
E allora via con le promesse,
che tanto poi, a babbo morto, chi se ne ricorderà, e se mai dovesse
ricordarsene cosa potrà più farci.
Così compaiono “bonus” da
ogni parte e per ogni tasca: bonus paternità, bonus per la cultura e ora anche
per la musica per i neo-diciottenni, bonus per le future mamme, bonus per gli
asili nido, recupero di un’altra tranche di “esodati”.
C’è un problema al Sud dove i
sondaggi danno il “No” in chiaro vantaggio? Niente paura! c’è pronta una mancia
elettorale anche lì: saranno prorogate le decontribuzioni per i nuovi assunti.
Il corruttore si avvale di un
imponente apparato mediatico che in barba ai doveri elementari di una corretta
informazione propala senza decenza le sue balle a getto continuo.
E tuttavia l’uomo è preso dal
sospetto che tutto ciò non basti. E allora brandisce la clava chiodata e
minaccia, minaccia, minaccia. E torna da dov’era partito, da quel “se perdo me
ne vado”, che aveva per un breve periodo tolto di mezzo su suggerimento dei
suoi superpagati consulenti. Ora, in preda al delirio, ha ricominciato a
farneticare, paventando l’avvento di “governi tecnici” nel caso prevalgano i
No. Insomma, Renzi torna con quel refrain del “dopo di me il diluvio” che sta
da solo ad indicare la pericolosità di quest’uomo e del suo disegno
reazionario.
L’ultima tegola gli è franata
addosso con la sentenza della Corte che ha annullato la legge Madia che voleva
attuare le privatizzazioni esautorando le regioni. Renzi è sbottato e se l’è
presa con la “burocrazia” che per lui, appunto, è sinonimo di “democrazia”. Vuole
comandare e basta, insofferente ad ogni regola. Come tutti i dittatori, dichiarati
o mascherati.
La strategia della tensione è
in pieno dispiegamento. Dopo Confindustria, dopo Bankitalia, dopo i grandi
gruppi finanziari, ecco fare irruzione il Financial Times, il quotidiano della
City londinese che spara la sua cannonata: “Italiani, votate Sì, altrimenti 8
banche italiane saranno a rischio di fallimento”.
Ma cosa c’entra la
Costituzione con il dissesto delle banche? Ovviamente nulla ma, come nel paese
dei balocchi, lor signori pensano si possa dire di tutto.
Mettiamoli alla porta.