Vogliamo dire due parole a
quella parte degli abitanti dei comuni di Goro e di Gorino (in provincia di
Ferrara) che si è resa responsabile della ripugnante cacciata di dodici donne e
dei loro bambini, giunti nel nostro paese dopo un’odissea vissuta per terra e
per mare.
Persone disperate che avrebbero
dovuto essere ospitate in un ostello e che invece hanno subito il vigliacco
ostracismo di quegli “onesti cittadini” i quali non hanno esitato ad elevare
barricate per sbarrare la strada al pullman che trasportava i profughi per poi
festeggiare e brindare al successo della loro nobile impresa.
C’è di straordinario che
coloro a cui voi “onesti cittadini” avete negato la più elementare accoglienza,
coloro a cui avete detto “di voi non ci frega un cazzo” non vi portano rancore,
esprimono solo meraviglia.
“Ci siamo rimaste male quando
abbiamo capito che la popolazione non ci voleva, forse perché non conosce le
nostre storie”, hanno detto Belinda, Joi e Faith.
Noi, invece, in quanto vostri
concittadini, noi che vi conosciamo bene, vogliamo rivolgere un semplice
augurio a voi “timorati di Dio”, a voi che avete usato la prepotenza e il pugno
di ferro per distruggere, insieme al brandello di speranza che tiene ancora in
vita quelle sfortunate persone, anche l’ultimo briciolo di umanità che avrebbe
dovuto vietarvi un comportamento così abietto.
L’augurio che vi rivolgiamo è
di rinascere un giorno nelle medesime condizioni di coloro di cui vi siete
fatti persecutori, di sentire cosa si prova a vivere sotto le bombe, a subire
le più atroci torture, ad essere depredati di ogni avere, a subire le stesse
inaudite violenze, a vedere le proprie donne violentate, i propri figli
scaraventati dai barconi annegare fra i flutti. E infine, una volta giunti senza
nulla più avere sulle sponde di un paese che si crede civile, vi auguriamo di
incontrare l’accoglienza che voi avete loro riservato.
Tutto questo auguriamo di
cuore a voi e a tutti coloro che in ogni parte d’Italia avrebbero seguito o già
stanno seguendo il vostro squallido esempio. Perché è solo vivere sulla propria
carne quell’esperienza che vi può insegnare qualcosa e restituirvi la dignità
umana che avete perduto.
Leggiamo anche che il
presidente del consiglio, Matteo Renzi, avrebbe detto che quella di Goro “è una
vicenda molto difficile da giudicare”, perché “da un lato c’è comprensione,
anche se non condivisione, nei confronti di una popolazione molto stanca e preoccupata,
e dall’altra 11 donne e 8 bambini”.
Eccolo qui, l’ipocrita al
lavoro. “Da una parte, dall’altra”, dice. I piatti della bilancia sono in
equilibrio, dunque come si può giudicare. E se non si può giudicare, come
prendere posizione? E soprattutto, come agire?
Avrebbe potuto evitare,
almeno per una volta, di fronte ad una vicenda così grave, di lisciare il pelo
agli istinti che trasudano un così spietato egoismo. Ma Renzi ha preferito non
inimicarsi coloro che, a differenza dei profughi, a votare ci vanno. E si sa
dove batte il suo cuore.
Nessun commento:
Posta un commento