L’Istat ha pronunciato la
sua sentenza: secondo l’Istituto nazionale di statistica la speranza di vita in
Italia si è allungata, precisamente di cinque mesi. Lo splendido mondo in cui
viviamo ci avrebbe dunque regalato circa mezzo anno di vita in più. Ma chi campa
di più in questo immaginario paese di Bengodi? L’Istat non lo dice, anzi
volutamente lo ignora, perché il computo è costruito su una media: da una
parte, persone che non hanno mai usato le mani per lavorare, dall’altra,
lavoratori che prestano la propria opera nei lavori più gravosi ed usuranti.
Tutti quanti nello stesso calderone, in cui non si distingue nulla. Non si
racconta quanto campa un addetto agli altiforni in siderurgia, o un edile che
sgobba col martello pneumatico sul selciato bollente sotto la canicola estiva o,
in inverno, arrampicandosi sulle impalcature precarie degli edifici in
costruzione; né si documenta quanto dura la vita dei braccianti agricoli o dei raccoglitori
di pomodori nelle campagne pugliesi.
L’inganno è lo stesso di cui
ci parlava il grande Trilussa, quando denunciava con sarcasmo l’imbroglio
statistico che mischia volutamente poveri e ricchi, per trarne conclusioni
fraudolente, spacciate per verità scientifica.
Scriveva il poeta in una delle sue più ficcanti poesie
dialettali:
“(…) da li conti che
se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due”.
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due”.
La conseguenza dell’imbroglio è che grazie alla legge Fornero votata
come un sol partito da Forza Italia e dal Pd, la pensione di vecchiaia scivola
a 67 anni nel 2019, mentre per andare in pensione in anticipo rispetto all’età
di vecchiaia, sempre dal 2019 serviranno 43 anni e tre mesi di contributi per
gli uomini e 42 anni e tre mesi per le donne.
Come si vede, l’inganno statistico serve a propinare la beffa, che
colpisce coloro i quali, stremati da una vita di fatica, scoprono che il
miraggio della pensione si allontana continuamente, mentre il governo Gentiloni
ha deciso che le pensioni in essere continueranno a non essere indicizzate, perdendo
inesorabilmente valore.
Il prezzo lo pagano anche le nuove generazioni che vedono sempre più
ostruiti gli sbocchi di lavoro in Italia e fuggono all’estero. L’anno scorso
sono espatriate più di 124 mila persone: il 39% di costoro sono giovani fra i
18 e i 34 anni, il 23% in più dell’anno prima.
Questa drammatica situazione dovrebbe almeno rendere consapevoli che gli
interessi dei giovani e quelli degli anziani coincidono e che chi contrappone
gli uni agli altri non è che un impostore.