Le verità che la pandemia sta
portando alla luce possono favorire un nuovo esame di realtà, aprire uno
sguardo lungimirante sulla condizione umana nel tempo presente, incrinare la
diga ideologica che ormai da decenni induce ad accettare come dogmi di fede
rapporti sociali ed economici che stanno producendo la concentrazione delle
ricchezze e del potere, l’impoverimento di una larga parte dell’umanità,
l’irreversibile compromissione dell’ambiente naturale.
Lo shock collettivo che sta scuotendo
la comunità intera, come accade durante gli eventi bellici, può però creare le
premesse di una nuova “narrazione di senso comune”, affrancata dai luoghi
comuni e dalla vulgata servile del mainstream asservito ai poteri dominanti:
una cesura netta fra il prima e il dopo, un riscatto da decenni di scivolamento
sul piano inclinato del liberismo economico e sociale.
Naturalmente è vero anche
l’opposto, perché l’incancrenirsi della situazione sanitaria può trascinare con
sé propensioni e tentazioni autoritarie gravi, limitazioni pesanti e con
carattere permanente della democrazia, delle libertà e dello stesso assetto istituzionale.
Siamo probabilmente ad un
bivio. Tocca a tutti noi lavorare perché si imbocchi la strada giusta.
Cominciamo da alcuni aspetti di immediata percezione.
· Ognuno ha potuto osservare i ritardi, le incertezze,
la confusione della fragilissima catena di comando che avrebbe dovuto
fronteggiare sin dall’inizio la diffusione del virus.
· Ordini, contrordini, plateali contraddizioni fra i
livelli istituzionali, fra le restrizioni alla mobilità orientate a limitare il
contatto fisico fra i cittadini e la libertà operativa quasi
indiscriminatamente consentita alle filiere produttive, salvo correre
tardivamente ai ripari con delibere governative e regionali che mantengono ancora
oggi un ampio spazio di discrezionalità.
· L’ipoteca di Confindustria sulle decisioni dei poteri
costituiti ha concorso alla forte diffusione del virus, soprattutto nelle aree
a forte concentrazione delle attività produttive. E’ apparso universalmente
chiaro come la necessità di preservare il profitto privato prevalga sulla
tutela dell’integrità fisica delle persone.
· Tocca alle organizzazioni sindacali dei lavoratori
correre ai ripari usando l’arma dello sciopero ovunque i padroni continuino ad
usare i propri dipendenti come carne da macello.
· La drammatica situazione sanitaria ha squadernato
davanti agli occhi di tutti lo stato di depauperamento cui sono giunte le strutture
sanitarie pubbliche del nostro Paese, del tutto inadeguate, proprio nei punti ritenuti
di eccellenza, a sostenere il peso dell’assistenza e della cura delle persone
che si ammalano. Lo stesso personale medico e paramedico che sta operando “in
prima linea” viene duramente colpito dal virus in quanto privato di efficaci strumenti
di protezione.
· Coloro che dalle stanze del potere oggi chiamano
retoricamente “eroi” gli operatori sanitari dopo avere ridotto la sanità
pubblica ad un colabrodo, compiono un ributtante esercizio di ipocrisia.
· I tagli dei finanziamenti alla sanità che si sono
susseguiti ininterrottamente lungo almeno tre decenni hanno compromesso tanto le
misure di prevenzione quanto l’accesso gratuito alle cure e hanno condannato la
popolazione più debole, in primo luogo quella anziana, a soccombere sotto l’attacco
mortale dell’infezione.
· Sta emergendo in sede scientifica che l’alta
diffusione del virus in Lombardia (largamente sottostimata dai dati ufficiali)
e nelle altre regioni del centro-nord e l’altrettanto elevato tasso di
mortalità abbiano una relazione specifica con i livelli di inquinamento
dell’aria, in aree dove è già alta la mortalità per tumori e altre malattie
alle vie respiratorie.
· Ogni persona che trae dal lavoro le condizioni della
propria esistenza può oggi constatare l’insufficienza delle misure di sostegno
al reddito che non possono ridursi alla cig o alla cig in deroga. La probabilità
che l’emergenza si protragga molto a lungo nel tempo rende vieppiù drammatica
la prospettiva esistenziale per le classi sociali più deboli.
· Nell’immediato è necessario prevedere un “reddito di
quarantena” che sostenga con qualche efficacia la condizione di chi non può né
lavorare né guadagnare.
Sotto lo schiaffo della pandemia, come in tempo di
guerra, vengono in chiaro le vere cose che servirebbe fare e che costituiscono
un vero e proprio programma politico di medio termine.
· Rovesciando il paradigma dominante, occorre affermare
che la salvezza del paese (di tutti i paesi) passa attraverso il rilancio del
pubblico, per decenni vituperato e condannato ad una progressiva estinzione per
asfissia, a partire dalla sanità e dall’istruzione, per arrivare all’intero
sistema di protezione sociale.
· Non si va da nessuna parte se non si inverte la corsa
alle privatizzazioni: la prevenzione sanitaria, la riorganizzazione della
struttura socio-assistenziale territoriale devono tornare ad essere un capitolo
primario della spesa pubblica, rovesciando la tendenza al disinvestimento.
· Un progetto di radicale riconversione ecologica
dell’economia capace di contrastare il riscaldamento climatico globale mediante
il ricorso alle fonti energetiche alternative e rinnovabili deve diventare il
vincolo di tutte le politiche economiche e sociali (misure concrete di
contrasto all’inquinamento dell’aria, trasporti pubblici su ferro, conversione
dell’industria basata sulla combustione, ecc.).
· In tal modo sarà possibile rimettere sui piedi il tema
della sicurezza, nella sua vera accezione sociale, oggi rovesciata dalle classi
dominanti e dal loro personale politico in una questione di ordine pubblico a
forti tinte razziste e repressive.
· Proprio la drammatica esperienza che stiamo vivendo
dimostra che l’autonomia differenziata, sostenuta indistintamente da
centrodestra e centrosinistra, è sotto ogni aspetto una colossale boiata da
seppellire immediatamente.
· Parimenti, l’assetto istituzionale degli enti pubblici
territoriali deve cambiare radicalmente: le Regioni non hanno in alcun modo
rappresentato, come nelle intenzioni originarie, la realizzazione di una
democrazia di prossimità ma, al contrario, si sono rivelate una fonte di
sprechi, di corruzione, di ipertrofia burocratica, favorendo la
“balcanizzazione” del paese, la contrapposizione fra aree forti ed aree deboli,
la rottura dei già fragili vincoli di solidarietà. Si tratta invece di unificare
le prerogative in capo al parlamento nazionale, di valorizzare il ruolo dei Comuni,
di ricostruire le Province, di promuovere forme di democrazia partecipata quali
il nostro paese non ha mai conosciuto.
· Mandare in soffitta la tesi secondo cui i soldi per
fare gli investimenti necessari non ci sono (come dimostra l’enorme stock di
ricchezza privata accumulata in Italia) e rendere chiaro che i 120 mld di
evasione fiscale annui non sono un dato fisiologico con cui fatalmente
convivere, ma una patologia di classe, una rapina che la parte più ricca della
società perpetra ai danni della parte più povera e, alla luce di ciò che sta accadendo,
un omicidio di massa che deve essere perseguito come reato grave affinché tale
cominci ad essere percepito nell’opinione generale.
· La progressività dell’imposta sul reddito deve essere
ricondotta al livello degli anni Settanta.
· Nell’immediato va introdotta un’imposta sui grandi
patrimoni da utilizzare subito come tassa di scopo per fronteggiare l’emergenza.
· Si tratta inoltre di tornare a porre la questione
della tassazione delle rendite finanziarie e delle grandi corporation che continuano
a lucrare condizioni fiscali straordinariamente privilegiate.
· L’esorbitante impiego di risorse dedicate agli
armamenti e alle missioni militari all’estero deve essere revocato e dirottato
verso l’implementazione dell’infrastrutturazione sanitaria, della ricerca e del
sostegno al reddito di famiglie e lavoratori.
· Deve essere trasformato il ruolo dell’esercito,
rendendolo un braccio operativo della Protezione civile.
Infine, ma non da ultimo, bisogna avere consapevolezza
che la crisi sanitaria si trasformerà, inevitabilmente, in una catastrofe
economica quale le generazioni del dopoguerra non hanno mai vissuto.
· I poteri dominanti lo sanno e danno per scontata una
drastica riduzione dell’apparato produttivo e un’altrettanta rovinosa caduta
del Pil.
· Chiunque può constatare come in queste ore non vi sia
pulpito (liberaldemocratico) dal quale non si invochi la sospensione delle
regole contenute nel patto di stabilità e uno sforamento del deficit sino a
ieri ritenuto una bestemmia da sanzionare nel modo più severo. Con una
essenziale postilla: che lo sforamento non può che essere provvisorio e che le
regole vessatorie che costituiscono il telaio dell’architettura monetarista
dell’Ue dovranno essere ripristinate non appena la crisi sarà superata. Con un
“non detto” implicito, ma chiaramente contenuto nel Mes (Meccanismo economico
di stabilità) e cioè che il surplus di debito contratto in questo periodo dovrà
essere successivamente ripagato attraverso nuovi tagli al welfare e ai salari.
La “spada di Brenno” della Bce e del Fmi caleranno a quel punto sul bilancio
dei paesi membri dell’Ue lungo un precipizio senza fine.
· L’occasione che invece si ripresenta ai popoli d’Europa
è quella di prendere coscienza che tutto il corredo dei trattati europei è un
attentato preordinato al welfare, ai salari, alla democrazia e ai fondamentali
diritti di cittadinanza sanciti dalla Costituzione.
· E’ ora di rendere tutti/e consapevoli che il rapporto
deficit/pil e debito/pil, trasformati in indiscutibili “tavole della legge”,
non sono che le tecnicalità attraverso le quali si esprime, nel tempo presente,
il rapporto di capitale e il dominio della finanza sulla vita degli esseri
umani.
· E’ ora di rendere tutti/e consapevoli che Consiglio e
Commissione europea da un lato e Banca centrale dall’altro concentrano nelle
proprie mani un enorme potere discrezionale che si sovrappone alla Costituzione
italiana sovvertendo le stesse fonti del diritto.
· E’ ora di rendere tutti/e consapevoli che passata la
bufera non si dovrà affatto ritornare alla distruttiva “normalità” precedente,
ma si dovrà servirà mettere mano ad un grandioso piano per il lavoro, sostenuto
da un poderoso impiego di risorse, finanziato, guidato, controllato dalla mano
pubblica attraverso una radicale riforma della missione della Cassa depositi e
prestiti: un investimento in deficit affrancato dall’incubo del debito e
rivolto al risanamento e alla trasformazione di tutta l’infrastrutturazione
primaria del Paese, fuori dal mito fraudolento delle grandi opere.
· Bisogna uscire dalla contagiosa ubriacatura liberista
che ha portato ad inserire nella Costituzione il vincolo al pareggio di
bilancio.
· Insistiamo: la ripresa non potrà ripercorrere la
vecchia strada. Se c’è una cosa certa è che il treno rovinosamente deragliato
non può essere rimesso sui vecchi binari.
Oggi viviamo in una condizione simile a quella di uno
Stato di emergenza: vi sono forze sociali che considerano questo esperimento
come un investimento sull’assetto futuro del Paese
· Non c’è chi non veda come drastiche misure per la
protezione della salute pubblica si impongano, ma non può sfuggire la
pericolosità latente di una situazione che nei fatti si caratterizza come una
sospensione della democrazia, dei diritti costituzionali, del funzionamento
delle istituzioni democratiche: concentrazione di tutti i poteri nelle mani
dell’esecutivo, marginalizzazione del parlamento, limitazione della libertà di opinione
attraverso il controllo dei social e il sequestro discrezionale delle fonti di
informazione, tracciabilità di tutti gli spostamenti individuali, provvedimenti
di limitazione progressiva delle libertà personali per mezzo di atti
amministrativi, ecc.
· Il protrarsi nel tempo di questa situazione rischia di
assuefare i cittadini ad una condizione di vita coatta non più semplicemente
emergenziale ma ad una dimensione permanente e strutturale dell’organizzazione
sociale: una nuova Costituzione, profondamente mutata in senso autoritario, che
soppianta quella esistente.
· La tendenza chiaramente in atto, già prima del
diffondersi del virus, era del resto quella di un progressivo collasso della
democrazia rappresentativa: sistema elettorale maggioritario, soglia di
sbarramento, diminuzione dei parlamentari, rimessa a tema del presidenzialismo.
· Di fronte a questo possibile, catastrofico scenario è
indispensabile sviluppare tutte le
forme di interazione, di dialogo, di confronto, di proposta; evitare che l’emergenza si trasformi in
una stasi del pensiero, in una colonizzazione dell’immaginario sociale, in un
ripiegamento della vita nella sfera puramente privata; affermare il valore della solidarietà e lo spirito di comunità
come antidoti contro la paura, l’individualismo, la solitudine.
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