lunedì 12 giugno 2017

La vera sfida è attuare il progetto politico e sociale che vive nella Costituzione




Nelle acque torbide della politica-politicante che infesta il nostro paese accade una cosa bizzarra, sebbene non nuova, che merita qualche attenzione.
Dopo la sconfitta subita dal genio guastatori che voleva seppellire la Costituzione irrompe sulla scena un piccolo esercito di esodati dal Pd che approvarono il “pacco” renziano e tutti gli obrobri prodotti dal mantra liberista, ma che ora provano ad intestarsi l’esito referendario nell’intento di rifarsi a buon mercato una problematica verginità politica. Sono i miracoli del trasformismo di cui la politica italiana è stata sempre prodiga.
In vista delle prossime elezioni, costoro si ripropongono sul mercato e vagheggiano la costruzione di una coalizione di soggetti politici accomunati dal proclamarsi “alla sinistra del Pd”, dall’intenzione di formare massa critica sufficiente per varcare la soglia di sbarramento e guadagnare l’agognato ingresso nel parlamento nazionale.
Chiamano tutti e tutte a raccolta, ma non si capisce bene, o non si capisce affatto, quale sia il progetto politico di cui dovrebbero farsi interpreti. A dire il vero citano (genericamente e un po’ goffamente) la Costituzione, da gran tempo dimenticata, ma che oggi “fa fico”. Ma non vanno oltre.
Noi, che pensiamo davvero ad un programma di impronta Costituzionale e ad una coalizione di forze sociali, di partiti, di movimenti, di intellettuali che si battano concretamente per realizzare la legge fondamentale dello Stato, sfidiamo i Bersani, i D’Alema, i Pisapia e quant’altri sentono la seduzione di questa allegra brigata a confessare se, in coerenza con il dettato costituzionale, sarebbero disponibili a sottoscrivere un programma che preveda di:
-      ripristinare la sovranità popolare violata dai trattati europei e revocare l’adesione al patto di stabilità, ripudiando tutte le politiche di austerity che hanno messo il paese in ginocchio entrando in collisione con l’intero impianto della Carta;
-      cancellare dal testo costituzionale il vincolo del pareggio di bilancio che contraddice la priorità assoluta dei fondamentali diritti di cittadinanza e delle misure economiche necessarie a renderli effettivi;
-      riaffermare il primato della programmazione economica da parte della mano pubblica e la subordinazione dell’attività privata all’interesse sociale;
-      promuovere un grande piano per il lavoro che persegua l’obiettivo della piena occupazione, anche attraverso la riduzione dell’orario di lavoro;
-      rompere con le politiche di privatizzazione dei servizi sociali e ricostruire un welfare forte ed inclusivo;
-      archiviare il Jobs act, le norme punitive che hanno precarizzato il lavoro, ripristinare l’articolo 18 e il diritto ad un salario e ad una pensione dignitosa;
-      varare una nuova politica sull’immigrazione, fondata sull’accoglienza e su politiche di integrazione sociale;
-      ripristinare la progressività dell’imposta sul reddito;
-      prevedere un piano di rilancio della scuola e dell’università pubbliche, revocando ogni trasferimento di risorse pubbliche alla scuola privata;
-      ritirare i nostri contingenti militari da tutti i teatri di guerra, abbattere le spese militari, uscire dall’Alleanza atlantica.
Ecco, signori, se è questo che intendete, noi ci stiamo. Ma sappiamo che avete altro per la testa e ne avete dato ampia prova. Ma una parte consistente e sin qui muta del nostro popolo questo programma potrebbe prenderlo nelle proprie mani. E farne un manifesto di vero e proprio patriottismo costituzionale.

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