Torniamo di nuovo sulla mancata
rivalutazione delle pensioni che, non dimentichiamolo, rappresenta la plateale
violazione di un diritto.
Lo facciamo perché ora è
intervenuto un fatto nuovo, che spiega molte cose.
Ricorderete che nel 2015 una
sentenza della Corte Costituzionale aveva bocciato il blocco delle pensioni,
obbligando il governo Renzi a varare un decreto con cui, senza riparare davvero
al maltolto, erogava ai pensionati poveri una modesta mancia.
Ciò aveva indotto migliaia di
pensionati a fare causa al governo e all’Inps, proprio in ragione di quella
sentenza.
Non pochi giudici ritennero
quei ricorsi fondati e, doverosamente, rinviarono il giudizio conclusivo alla
Corte Costituzionale medesima.
Ma questa volta il giudizio è
stato rovesciato, in quanto la Corte ha ritenuto che la soluzione adottata dal
governo (la misera mancia di cui si è detto) rappresentava “un bilanciamento
non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza
pubblica”.
Dunque, ci troviamo di fronte
ad una radicale rimozione dell’articolo 3 della Costituzione che stabilisce con
parole di una chiarezza adamantina che “è compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona
umana…”.
D’ora in avanti, quelli che
la legge fondamentale dello Stato riconosce come diritti inalienabili,
costitutivi del diritto di cittadinanza, possono essere messi in mora per
ragioni di bilancio, le cui priorità, non dimentichiamolo mai, sono stabilite
dai governi e dagli interessi di cui essi sono portatori.
Ma come tutto ciò è stato
possibile? Qual è il fondamento giuridico di un simile voltafaccia della Corte.
Ebbene, esso sta nella
modifica dell’articolo 81 della Carta, approvata con i voti del centrosinistra
e del centrodestra, operazione consumata nel più assoluto riserbo, senza il
minimo dibattito pubblico e senza nessun contributo informativo da parte dei
media su una legge di così grande importanza che cambia nel profondo la
gerarchia del diritto.
E cosa dice questa modifica?
Una cosa semplice e micidiale e cioè che la Costituzione impone allo Stato e
agli enti locali il rispetto del pareggio di bilancio, dunque l’impossibilità
di ricorrere a nuove spese per finanziare la gestione ordinaria.
Questa norma, perfettamente
conforme al dogma liberista imposto dall’Europa di Maastricht e sancita dagli
accordi che ne sono seguiti, sta autorizzando il saccheggio di ogni sovranità
nazionale, con la diretta complicità delle forze che odiano la Costituzione e
il modello di società che essa delinea, un modello che fonda la libertà
sull’uguaglianza.
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