lunedì 6 novembre 2017

Così stanno facendo a pezzi la Costituzione che noi vorremmo applicare



 Torniamo di nuovo sulla mancata rivalutazione delle pensioni che, non dimentichiamolo, rappresenta la plateale violazione di un diritto.
Lo facciamo perché ora è intervenuto un fatto nuovo, che spiega molte cose.

Ricorderete che nel 2015 una sentenza della Corte Costituzionale aveva bocciato il blocco delle pensioni, obbligando il governo Renzi a varare un decreto con cui, senza riparare davvero al maltolto, erogava ai pensionati poveri una modesta mancia.

Ciò aveva indotto migliaia di pensionati a fare causa al governo e all’Inps, proprio in ragione di quella sentenza.
Non pochi giudici ritennero quei ricorsi fondati e, doverosamente, rinviarono il giudizio conclusivo alla Corte Costituzionale medesima.

Ma questa volta il giudizio è stato rovesciato, in quanto la Corte ha ritenuto che la soluzione adottata dal governo (la misera mancia di cui si è detto) rappresentava “un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.

Dunque, ci troviamo di fronte ad una radicale rimozione dell’articolo 3 della Costituzione che stabilisce con parole di una chiarezza adamantina che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.

D’ora in avanti, quelli che la legge fondamentale dello Stato riconosce come diritti inalienabili, costitutivi del diritto di cittadinanza, possono essere messi in mora per ragioni di bilancio, le cui priorità, non dimentichiamolo mai, sono stabilite dai governi e dagli interessi di cui essi sono portatori.

Ma come tutto ciò è stato possibile? Qual è il fondamento giuridico di un simile voltafaccia della Corte.

Ebbene, esso sta nella modifica dell’articolo 81 della Carta, approvata con i voti del centrosinistra e del centrodestra, operazione consumata nel più assoluto riserbo, senza il minimo dibattito pubblico e senza nessun contributo informativo da parte dei media su una legge di così grande importanza che cambia nel profondo la gerarchia del diritto.

E cosa dice questa modifica? Una cosa semplice e micidiale e cioè che la Costituzione impone allo Stato e agli enti locali il rispetto del pareggio di bilancio, dunque l’impossibilità di ricorrere a nuove spese per finanziare la gestione ordinaria.
Questa norma, perfettamente conforme al dogma liberista imposto dall’Europa di Maastricht e sancita dagli accordi che ne sono seguiti, sta autorizzando il saccheggio di ogni sovranità nazionale, con la diretta complicità delle forze che odiano la Costituzione e il modello di società che essa delinea, un modello che fonda la libertà sull’uguaglianza.

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