lunedì 10 ottobre 2016

Attenti al baro





 Ora che il giorno del referendum si avvicina Renzi sente le campane suonare a martello. E ne è preoccupato, perché il gioco d’azzardo in cui ha puntato tutte le sue carte potrebbe rivoltarglisi contro. Insomma, l’erede legittimo di Berlusconi rischia di diventare vittima delle sue stesse macchinazioni perché alla lunga tutti i misfatti vengono a galla. La prospettiva di un tonfo clamoroso spiega l’overdose delle sue sempre più aggressive e sgangherate esibizioni che tutti gli spazi televisivi esistenti ci somministrano quotidianamente per lo più senza lo straccio di un contraddittorio.
L’uomo le sta tentando tutte: dalle profezie di sventura paventate in caso di vittoria del “no”, alla falsificazione del significato della riforma ammazza-costituzione, fino alla più sfacciata proposta di mance elettorali con cui spera di riscuotere credito (e voti) a dritta e a manca.
Ora Renzi ha riesumato persino il ponte sullo stretto. I sondaggi dicono che il Sud gli sta voltando le spalle e con questo inopinato rilancio che è una turlupinatura per il Mezzogiorno e una catastrofe economica per tutto il paese lui parla direttamente alla mafia, sperando di trarne l’aiuto decisivo, come a suo tempo seppe fare il caudillo di Arcore. Che importa se poi non se ne farà nulla. Una volta rottamata la Costituzione, una volta trasformato il parlamento in un “bivacco di manipoli”, una volta piegati all’obbedienza gli organi di garanzia, una volta trasformata l’informazione nel proprio megafono, una volta fatto tutto questo, dall’alto di quel potere totalitario Renzi potrà farsi beffe di ogni promessa e consolidare il blocco di interessi che lo sostiene.
C’è una logica ferrea in tutto ciò. I sostenitori del “sì” hanno un profilo che non lascia spazio ad equivoci: sono la banche d’affari Goldman Sachs, famosa per avere frodato i propri risparmiatori con la vendita di titoli tossici subprime, è la Morgan Stanley, croce di tanti azionisti messi sul lastrico dal false informazioni sullo stato dell’azienda, è la più grande società finanziaria del mondo, la Citigroup, è quella Banca Morgan che raccomandava di liquidare le costituzioni antifasciste perché troppo intrise di socialismo. Troviamo sempre fra i sostenitori del “sì” George Soros, il re di tutti gli speculatori globali e il commissario europeo Pierre Moscovici, coprotagonista di tutte le politiche di austerità che stanno devastando la vita e il futuro di milioni di europei. Troviamo il settimanale iperliberista anglosassone Economist, né poteva mancare la nostra Confindustria. E per finire in gloria, John Phillips, l’ambasciatore americano in Italia, che ha posto il sigillo finale all’allegra brigata di lestofanti.
Ebbene lor signori – siatene certi – non sbagliano mai. Sono i padroni universali che tengono immersa la testa nella greppia. Sanno sempre da che parte stare e come mungere il gregge. La democrazia, la sovranità popolare, la giustizia sociale sono abiti troppo stretti per loro. Hanno solo bisogno di maggiordomi che reggano loro il gioco. Renzi è per loro l’uomo giusto al posto giusto. Ricordiamocene il 4 dicembre!

Nessun commento:

Posta un commento