Ora che il giorno del
referendum si avvicina Renzi sente le campane suonare a martello. E ne è
preoccupato, perché il gioco d’azzardo in cui ha puntato tutte le sue carte potrebbe
rivoltarglisi contro. Insomma, l’erede legittimo di Berlusconi rischia di
diventare vittima delle sue stesse macchinazioni perché alla lunga tutti i
misfatti vengono a galla. La prospettiva di un tonfo clamoroso spiega l’overdose
delle sue sempre più aggressive e sgangherate esibizioni che tutti gli spazi
televisivi esistenti ci somministrano quotidianamente per lo più senza lo
straccio di un contraddittorio.
L’uomo le sta tentando tutte:
dalle profezie di sventura paventate in caso di vittoria del “no”, alla
falsificazione del significato della riforma ammazza-costituzione, fino alla
più sfacciata proposta di mance elettorali con cui spera di riscuotere credito (e
voti) a dritta e a manca.
Ora Renzi ha riesumato
persino il ponte sullo stretto. I sondaggi dicono che il Sud gli sta voltando
le spalle e con questo inopinato rilancio che è una turlupinatura per il
Mezzogiorno e una catastrofe economica per tutto il paese lui parla
direttamente alla mafia, sperando di trarne l’aiuto decisivo, come a suo tempo seppe
fare il caudillo di Arcore. Che importa se poi non se ne farà nulla. Una volta
rottamata la Costituzione, una volta trasformato il parlamento in un “bivacco
di manipoli”, una volta piegati all’obbedienza gli organi di garanzia, una
volta trasformata l’informazione nel proprio megafono, una volta fatto tutto
questo, dall’alto di quel potere totalitario Renzi potrà farsi beffe di ogni
promessa e consolidare il blocco di interessi che lo sostiene.
C’è una logica ferrea in
tutto ciò. I sostenitori del “sì” hanno un profilo che non lascia spazio ad
equivoci: sono la banche d’affari Goldman Sachs, famosa per avere frodato i
propri risparmiatori con la vendita di titoli tossici subprime, è la Morgan
Stanley, croce di tanti azionisti messi sul lastrico dal false informazioni
sullo stato dell’azienda, è la più grande società finanziaria del mondo, la
Citigroup, è quella Banca Morgan che raccomandava di liquidare le costituzioni
antifasciste perché troppo intrise di socialismo. Troviamo sempre fra i sostenitori
del “sì” George Soros, il re di tutti gli speculatori globali e il commissario
europeo Pierre Moscovici, coprotagonista di tutte le politiche di austerità che
stanno devastando la vita e il futuro di milioni di europei. Troviamo il
settimanale iperliberista anglosassone Economist, né poteva mancare la nostra
Confindustria. E per finire in gloria, John Phillips, l’ambasciatore americano
in Italia, che ha posto il sigillo finale all’allegra brigata di lestofanti.
Ebbene lor signori – siatene
certi – non sbagliano mai. Sono i padroni universali che tengono immersa la
testa nella greppia. Sanno sempre da che parte stare e come mungere il gregge.
La democrazia, la sovranità popolare, la giustizia sociale sono abiti troppo
stretti per loro. Hanno solo bisogno di maggiordomi che reggano loro il gioco.
Renzi è per loro l’uomo giusto al posto giusto. Ricordiamocene il 4 dicembre!
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