I militanti di Podemos
riuniti a congresso hanno alla fine deciso e lo hanno fatto in modo netto,
rompendo ogni ambiguità, tanto sulla linea politica quanto sulle alleanze.
La lista di Pablo Iglesias ha ottenuto
37 consiglieri su 62, quella di Inigo Errejón 23, mentre due sono andati alla
terza lista, quella degli anticapitalisti di Miguel Urbán.
Come è noto, Errejón si opponeva alla conferma
dell’alleanza con Izquierda Unida e spingeva per un patto di governo con il
Psoe, proposta che aveva avanzato dopo le elezioni del 20 dicembre 2015, quando
il segretario socialista era Pedro Sánchez.
La divaricazione si
era fatta via via molto netta e chiamava in causa le scelte di fondo del
movimento secondo un copione che si propone, nella sua sostanza politica, in
tutta Europa, in Germania come in Francia, come in Italia.
Il tema, che è di
fronte a tutta la sinistra europea, è se creare uno schieramento di forze, una
soggettività politica unitaria e plurale radicalmente e irriducibilmente
contraria alle politiche di austerità promosse dall’oligarchia capitalistica europea
e ai governi nazionali in cui essa si incarna, oppure se ridurre drasticamente le
proprie aspettative e scendere a compromessi con i pezzi moderati dell’establishment,
del tutto interni alla cultura liberista e alle classi dominanti.
E’ interessante che l’alleanza
di sinistra che esce consolidata dall’esito congressuale abbia definitivamente
cancellato ogni pretesa di annullare dentro Podemos (già formata da forze
diverse, come Anticapitalistas) ogni diversa soggettività. L’alleanza con Izquierda
Unida, di cui un tempo si chiedeva lo scioglimento e l’assorbimento nelle file
del movimento, non è più in discussione, segno di una maturità politica e di
una propensione pluralistica che fanno bene sperare.
Podemos ha deciso con
sufficiente nettezza: tutti e quattro i documenti del programma proposto da
Iglesias sono stati approvati dal congresso: quello politico, quello
organizzativo, quello etico e quello sull’uguaglianza di genere.
Vedremo ora se, dopo
avere tagliato il nodo gordiano, il movimento sarà in grado di superare anche
le asprezze del confronto interno per recuperare l’unità necessaria a rilanciare
il proprio progetto politico, tanto in chiave nazionale quanto in chiave
europea.
Vedremo cioè se dopo
le oscillazioni di questo ultimo anno il movimento nato dalla contestazione
degli Indignados avrà la capacità e la forza di portare sino alle estreme
conseguenze la contestazione dell’ordoliberismo europeo, sino a mettere in
discussione l’adesione ai trattati costitutivi dell’Unione e i vincoli dell’architettura
monetarista che ne sono l’apparato strumentale, per rivendicare con coerenza la
piena sovranità del popolo spagnolo.
Solo allora la dura sconfitta
subita in Grecia sarà stata metabolizzata e, insieme ad essa, lo shock per
l’epilogo drammatico che ha portato all’implosione di Syriza, indotta ad una
umiliante capitolazione sotto il ricatto della troika. Se quella lezione
porterà davvero i suoi frutti, il contributo di Podemos sarà stato decisivo per
la costruzione di una sinistra europea finalmente autorevole, forte di una
linea politica capace di offrire ai popoli del continente una vera alternativa,
sottratta all’incubo di una deriva di destra.
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