lunedì 22 maggio 2017

Coazione a ripetere




Mdp, il movimento dei transfughi dal Partito democratico capeggiati da Bersani e D’Alema, ha fatto ieri l’altro il suo esordio politico-programmatico.
A tirare le somme, tutta la novità sta nella lotta dura e senza paura contro Renzi, unico e solo responsabile della deriva autoritaria e anti-lavorista del partito, cavaliere fedifrago da disarcionare al più presto. Per andare dove, vi chiederete? Ma per tornare al Pd, ovviamente e, in ogni caso, ad una coalizione di centrosinistra capace di fare quelle cose giuste che la torsione di Renzi, amico di Davide Serra, finanziere "con il conto alle Cayman”, rende impossibili. E quali sono le stupefacenti novità che rappresentano il lievito della neonata formazione politica?
State a sentire: Il lavoro – spiega Bersani – che viene  dagli investimenti, non dagli sgravi e dai bonus; poi l'innovazione in campo industriale e dei servizi e un grande piano di manutenzione del Paese sul territorio. La prima cosa da fare – aggiunge D’Alema – è “cambiare la Bossi-Fini”, ma - udite udite – per tornare alla “Turco-Napolitano”(!).
Tutto qua? Sì, tutto qua. Con qualche chiacchiera di contorno, raschiata dal barile delle reminiscenze di un tempo, sul rischio che lo spettro della guerra si riaffacci prepotentemente sulla scena mondiale, sul nuovo umanesimo da rimettere in pista, sulla lotta alle diseguaglianze in un mondo dove “otto famiglie detengono le stesse ricchezze della metà più povera dell'umanità", sulle “ingiustizie così profonde da mettere in discussione la stessa tenuta dei sistemi democratici”.
Ma poiché anche nel dramma talvolta spunta il ridicolo, questi quasi impalpabili proponimenti, privi di qualsiasi riferimento programmatico, sono parsi a Walter Veltroni una fuga estremistica se, intervistato da Maria Latella su SkyTG 24, egli ha sentito il bisogno di invitare i suoi amici di un tempo a non affrontare "i temi del lavoro come si faceva nel 900”, perché “si può essere nostalgici – ha detto - ma quel mondo non c'è più".
Invano vi sforzereste di trovare, al di là di questo frasario frusto, di questi “imparaticci” tipici del più imbelle e ipocrita progressismo, una qualche analisi sulla natura del capitalismo nel tempo presente; una proposta che riveli un qualche concreto contenuto circa il modo di dare sostanza all’invocato ritorno in auge dell’articolo 1 della Costituzione; o uno straccio di idea su come restaurare la sovranità popolare violata dai trattati europei; o una proposta su come rilanciare il ruolo dello Stato nella programmazione economica, o un progetto che renda credibile l’obiettivo della piena occupazione attraverso un piano per il lavoro e la riduzione del tempo di lavoro; o la ricostruzione di un sistema di protezione sociale devastato da decenni nei quali il welfare è stato deliberatamente picconato.
Del resto, chi come Bersani ha contribuito alla liquidazione dell’articolo 18, all’abolizione delle pensioni di anzianità, alla trasformazione del mercato del lavoro in un mercato delle braccia a basso costo, alla privatizzazione dei servizi pubblici sociali, come può oggi rifarsi una verginità lavorista? E come può dichiarare la propria ammirazione per papa Bergoglio che tuona contro la guerra quel D’Alema che nella sua breve stagione da presidente del consiglio autorizzò i Tornado a levarsi ogni sera dalle basi militari di Ghedi e di Aviano per scaricare il loro carico mortale su Belgrado?

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