lunedì 15 maggio 2017

L’Union sacrée, versione francese del “voto utile"






Emmanuel Macron è l’ultimo prodotto dell’Union sacrée, formula transalpina ancora una volta utilizzata e mandata a buon fine per fare convergere i consensi su un esponente del capitalismo finanziario europeo, espressione delle politiche ordo-liberiste che hanno distrutto il welfare, impoverito le classi proletarie, precarizzato il lavoro, ridotto i salari, reso abnormi le disuguaglianze, in Francia come nel resto del continente.
Il riflesso condizionato che ha drogato il voto, la paura di un avvento al potere di Marine le Pen, ha funzionato di nuovo e ha permesso a Macron di erigersi a paladino della democrazia tout court, rimuovendo nella coscienza di molti che i poteri che lo hanno inventato dal nulla, benché egli non sia per nulla dissimile dall’impresentabile Hollande, sono gli stessi che della democrazia e della sovranità popolare hanno fatto strame.
L’Union sacrée è la coalizione nazionale di governo che si formò in Francia nel 1914, quando il presidente della repubblica Raymond Poincaré invitò i partiti ed i ceti sociali a difendere tutti insieme la patria allo scoppio della prima guerra mondiale.
Non diversamente da ciò che accadde anche in Germania e in Italia e su cui si infranse la Seconda internazionale: i partiti socialisti andarono in soccorso delle rispettive borghesie nazionali e accettarono che fossero gettati al macello, nel primo conflitto inter-imperialistico mondiale, milioni di proletari, gli uni contro gli altri, “morti di fame contro morti di fame”, come scrisse Emilio Lussu nel suo “Un anno sull’altipiano”.
Questa volta, però, il gioco non è del tutto riuscito, perché larghi strati popolari non hanno abboccato all’esca avvelenata e si sono riuniti intorno a La France insoumise di Jean Luc Melénchon e al suo programma di radicale trasformazione della Francia e dell’Europa delle banche e delle multinazionali. Non solo, ma si sono in larga parte sottratti al ricatto di correre in soccorso di Macron nel turno di ballottaggio.
Tutto ciò parla anche a noi e, precisamente, del ricatto del “voto utile” che ad ogni scadenza elettorale, almeno da quando il sistema di voto maggioritario ha soppiantato quello proporzionale, è stato utilizzato per estorcere consensi a favore del “meno peggio”, o di ciò che si voleva fare passare per tale.
Ebbene, dobbiamo anche noi finalmente capire che “i nemici dei nostri nemici non sono nostri amici”.
Oggi che la Corte Costituzionale ha messo in mora questa truffa elettorale, propinata in nome della cosiddetta “governabilità”, c’è una corsa a riprodurne, sotto mentite spoglie, gli effetti perversi.
C’è a questo riguardo una grande confusione sotto il cielo, ma su una cosa i partiti maggiori sono tutti d’accordo: elevare la soglia di sbarramento, impedire – finchè sarà possibile - qualsiasi presenza istituzionale alla sinistra di classe, non rassegnata e non omologabile.
Semplicemente, vogliono giocarsela fra di loro, ben sapendo che dentro quel recinto nulla di sostanziale potrà mai cambiare.

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